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Gianfranco Sciscione: dalla provincia all’impero televisivo

A cura di Ilaria Solazzo

Dalla provincia all’etere nazionale: la parabola di Gianfranco Sciscione, pioniere dell’emittenza televisiva locale

Nel panorama dell’emittenza italiana, dove i grandi gruppi nazionali dominano da decenni, c’è chi ha saputo costruire un’alternativa partendo dal basso. Gianfranco Sciscione, imprenditore nato a Terracina nel 1950, è uno di quei pionieri che hanno trasformato una visione personale in un progetto mediatico solido e duraturo. La sua storia, raccontata nel libro autobiografico “Il ragazzo che sognava la televisione”, è il ritratto di un’Italia che ha saputo sognare in grande partendo dai confini più periferici del sistema televisivo.

La sua avventura inizia nel 1978 con Telemontegiove, piccola emittente locale nata in un’epoca di forte fermento nell’etere italiano, quando le televisioni private cercavano spazi tra normative incerte e scarsi mezzi tecnici. Da quella realtà modesta è nato un gruppo imprenditoriale che oggi, con il marchio Gold TV, raggiunge milioni di telespettatori e copre l’intero centro Italia, con canali tematici e generalisti. Un percorso fatto di intuizioni, investimenti coraggiosi e caparbietà.

“Ho sognato la televisione quando sembrava impossibile. E oggi quel sogno cammina sulle gambe dei miei figli”, racconta Sciscione, che ha affidato al racconto autobiografico anche la narrazione della propria filosofia imprenditoriale: quella in cui il sogno non è evasione, ma progettazione. “Non avevo certezze, solo un’intuizione profonda. Quel bambino non ha mai smesso di crederci.”

Tra i pilastri della sua visione c’è il concetto – oggi molto discusso – della legge di attrazione, che lui sintetizza così: “Ogni volta che il mondo mi diceva ‘non si può fare’, io mi chiedevo ‘come posso farlo?’”. Un principio che ha guidato le sue scelte più rischiose: dal potenziamento delle frequenze fino alla creazione di una programmazione originale, in un contesto in cui spesso le tv locali si limitavano al palinsesto minimo.

Non solo imprenditoria, ma identità locale. Il suo gruppo ha dato spazio, negli anni, a cronache del territorio, programmi culturali, talenti emergenti e informazione regionale. “Ho sempre creduto che una televisione debba dare voce a chi non ce l’ha. La mia storia è la dimostrazione che la volontà può piegare la realtà.”

Oggi il testimone passa ai figli Marco, Giovanni e Italo, che affiancano il padre nella gestione e nell’innovazione del gruppo. “Sono il mio orgoglio. Hanno visioni diverse ma complementari, e stanno portando avanti questa eredità rendendola più moderna e solida.”

Dietro l’espansione del gruppo, ci sono scelte strategiche e valori personali: rispetto, lealtà e meritocrazia. “Ogni collaboratore è stato parte integrante del successo. Nessuno cresce da solo.”

A distanza di quasi cinquant’anni dal primo segnale irradiato da Terracina, Sciscione continua a emozionarsi per ogni nuova trasmissione. “Mi emoziono ancora oggi quando vedo un programma andare in onda. Nulla è scontato.”

Il messaggio che lascia, soprattutto ai più giovani, è quello di non smettere mai di sognare, ma farlo con impegno e metodo. “L’eredità che voglio trasmettere non è solo fatta di frequenze o studi televisivi. È un metodo: passione, fiducia, disciplina. Con questi ingredienti, tutto è possibile.”

E a pagina 126 del suo libro, una frase sintetizza il cuore di questa storia imprenditoriale e umana: “Non smettete mai di sognare in grande, perché i sogni veri non muoiono mai.”

L’intervista – “Il segnale più forte? La volontà” – Tre domande a Gianfranco Sciscione

Com’era la televisione quando ha iniziato, e cosa è cambiato oggi?
La televisione era una frontiera. Non c’erano certezze né modelli da seguire. Oggi è tutto più strutturato, ma anche più affollato. La sfida non è più solo arrivare al pubblico, ma mantenere la fiducia. E distinguersi.

Cosa consiglia a un giovane che vuole lavorare nei media oggi?
Di non farsi scoraggiare dall’apparenza. Questo mondo sembra difficile da penetrare, ma c’è sempre spazio per chi ha idee forti, competenza e coraggio. E soprattutto: non bisogna inseguire solo la visibilità. Serve sostanza.

Il suo segnale più importante trasmesso in questi anni?
Senza dubbio la volontà di credere nei propri sogni. Le frequenze possono cambiare, i formati anche, ma l’energia che muove tutto è sempre la stessa: crederci davvero. E non mollare mai.

Sciscione: Uno di quelli che ce l’hanno fatta.

C’è un verso di una celebre canzone di Gianni Morandi che dice: “Uno su mille ce la fa”. E Gianfranco Sciscione è, senza dubbio, uno di quelli che ce l’hanno fatta. Non per caso. Non per fortuna. Ma perché ha saputo resistere, immaginare, investire e reinventarsi in un mondo – quello della televisione – che premia solo chi ha lo sguardo lungo e la schiena dritta.

Sciscione ha costruito molto più di un gruppo televisivo: ha costruito una visione, ha dato voce ai territori quando erano considerati periferia del racconto nazionale, ha creduto nel talento quando era ancora acerbo, ha dato fiducia dove altri vedevano solo limiti. La sua storia è la conferma che anche dalle province italiane, con determinazione e passione, si può arrivare lontano. Senza dimenticare da dove si è partiti.

In un’Italia che spesso celebra solo chi emerge da circuiti già consolidati, il suo percorso è un inno alla possibilità. Un messaggio che vale più che mai oggi, quando il sogno rischia di essere considerato un lusso. E invece, come insegna Sciscione, può essere una strategia. Purché sia sostenuto da volontà, lavoro e visione.

Uno su mille ce la fa. E Gianfranco Sciscione è la prova che sì, si può.

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