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Li.A.: le “cassette rosse della posta” non servono!

Si sfila con un “no, grazie” dall’invito della Presidente della Seconda Commissione Consiliare permanente, Antonella Gatti, la coordinatrice del Centro Antiviolenza Li.A Angela Lacitignola, invitata nel pomeriggio di oggi ad una riunione per discutere di alcune “iniziative” per contrastare la violenza sulle donne.

Ed è un diniego motivato, quella della Lacitignola che praticamente bolla come inutili le proposte della Gatti: ad esempio una “cassetta rossa” dove in maniera anonima le donne possono imbucare casi di abuso e violenza; un esperimento copiato da altre realtà e che si vorrebbe portare a Cassano per contrastare la violenza di genere ma che in realtà non serve a nulla.

“La comunità cassanese – scrive in una lettera alla Commissione e agli amministratori comunali Lacitignola – non ha bisogno di panchine rosse o cassette della posta dove inserire richieste anonime che rendono impossibile qualsiasi attività di aiuto: le donne conoscono il 1522, conoscono la presenza del centro antiviolenza LI.A, sanno quindi a chi rivolgersi.

Adesso è necessario convogliare le energie nel contrastare la violenza istituzionale che deriva dagli stereotipi consolidati nelle aule dei Tribunali, negli uffici dei servizi sanitari e sociali; la violenza istituzionale colpisce le donne con i tempi biblici delle udienze, con la minimizzazione e banalizzazione delle storie di violenza, con le archiviazioni di denunce di fatti gravi anche a danno dei minori, con l’assenza di case da abitare, o con l’assenza di opportunità di lavoro”.

In altri termini, inutile perdersi in chiacchiere o in iniziative-passerella come tante se ne vedono: occorrono fatti concreti per debellare la violenza.

Che intanto non accenna a diminuire: qualche giorno fa l’ennesimo episodio a carico di una donna cassanese, vittima di violenza da parte del marito, arrestato dai Carabinieri della Stazione di Cassano, che ancora una volta hanno compiuto un eccellente lavoro di indagine visto che la vittima non aveva alcuna intenzione di denunciare il suo persecutore nonostante reiterati episodi di violenza domestica alla quale potrebbero aver assistito anche i tre figli minori della coppia.

Un episodio al mese dall’inizio dell’anno a Cassano e tutti gravissimi: altro che cassette della posta colorate di rosso!

Un pensiero su “Li.A.: le “cassette rosse della posta” non servono!

  • Iniziative in passerella come quelle dell’autrice dell’articolo.

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