Rifiuti, il Tar Puglia boccia i ricorsi del Comune di Cassano
Non sono ammissibili i ricorsi proposti da 13 Comuni pugliesi contro i provvedimenti dell’agenzia regionale che si occupa di rifiuti (Ager) che adeguano, al rialzo, le tariffe di conferimento della frazione indifferenziata negli impianti pubblici pugliesi.
Per i giudici della Prima Sezione del Tribunale amministrativo di Bari – che sono espressi con tre sentenze pubblicate il 9 gennaio 2025 – gli enti locali non possono impugnare quelle determinazioni perché sono essi stessi attori nel processo decisionale di Ager, attraverso il Comitato dei delegati (un sindaco in rappresentanza di ogni provincia o area metropolitana).
È stato negato, inoltre, l’interesse dei Comuni ad agire perché sono solo i cittadini coloro sui quali viene caricato l’aumento dei costi.
I ricorsi erano stati proposti nel 2024, quando Ager aveva aggiornato il tariffario sulla base della variazione dell’indice Istat (previsto nel contratto) per il 2022 e il 2023, con un aumento rispettivamente del 41,8 e dell’11,8 percento. L’agenzia si era dovuta muovere in quella direzione sulla base degli esiti del contenzioso che i gestori degli impianti avevano avviato proprio nei confronti di Ager, della Regione Puglia e di Arera, che è l’autorità nazionale di regolazione del settore).
Era stato, infatti, introdotto il meccanismo dei cosiddetti impianti minimi che calmierava i costi vincolando tutti i siti, pubblici e privati, alle tariffe stabilite da Arera e neutralizzando le previsioni inserite nei contratti precedentemente siglati. Il Tar Lombardia in prima battuta e poi il Consiglio di Stato hanno accolto le ragioni dei gestori rimarcando come l’autorità nazionale non avesse ricevuto alcuna delega dal Parlamento. Ager ha quindi dovuto adeguare le tariffe alle variazioni legate all’indice Istati, particolarmente consistenti a causa dell’aumento del costo dei prodotti industriali.
Consapevoli della batosta che avrebbe colpito gli enti locali, le sei società di gestione degli impianti pugliesi – Progetto Ambiente Provincia di Lecce, Progetto Ambiente Lecce/2, Progetto Ambiente LE/3, Cisa, Progetto Gestione BA/5 e Progetto Ambiente Provincia di Foggia – hanno dato ai Comuni la possibilità di rateizzare in quattro anni e senza interessi, chiedendo in cambio l’impegno a chiudere il contenzioso. L’offerta è stata accettata da 200 enti locali in tutta la regione, ma non da 57 (di cui 44 della provincia di Lecce) che, invece, hanno tentato la via del ricorso.
Le sentenze rese note ieri riguardano i ricorsi presentati dai Comuni di Poggiardo, Casarano, Cursi, Parabita, Matino, Montesano Salentino, Taurisano, Ugento, Salve, Presicce Acquarica e Salice Salentino, oltre che di Altamura e Cassano delle Murge, ma anticipano già gli esiti per tutti gli altri ricorsi pendenti.
“La decisione del Tar – ha commentato a “LeccePrima” l’avvocato Luigi Quinto che ha difeso in giudizio i gestori degli impianti mentre Ager è stata rappresentata da Francesco Cantobelli, Marco Lancieri e Luca Vergine – è il precipitato dei principi già affermati dal Consiglio di Stato in materia e vale per tutti i ricorsi proposti, anche per quelli non ancora decisi. Essendo venuta meno la classificazione degli impianti minimi, non è possibile invocare la regolazione Arera per gli aggiornamenti tariffari, che, quanto meno fino al 2024, devono essere effettuati sulla base delle norme contrattuali. L’iniziativa dei Comuni è apparsa peraltro contraddittoria, perché è stato contestato il criterio di adeguamento tariffario che gli stessi Enti avevano invocato quando quegli indici di aggiornamento erano in riduzione. Il rammarico è che il contenzioso si sarebbe potuto evitare e tutti i Comuni avrebbero potuto beneficiare delle condizioni agevolate per rientrare dal debito offerte dalla società. Ed invece proprio gli utenti dei Comuni della provincia di Lecce saranno quelli che subiranno i maggiori incrementi nel 2025, non potendo usufruire della rateizzazione e della rinuncia del gestore agli interessi”.