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Dodici rinvii a giudizio per “Caporalis”, l’inchiesta sul caporalato partita da Cassano

Il gup di Bari Giuseppe Ronzino ha disposto il rinvio a giudizio per 12 persone nell’ambito del processo nato dall’inchiesta “Caporalis” che nel giugno 2024 portò alla luce un presunto sistema di sfruttamento dei braccianti agricoli nei campi della provincia di Bari.

Il processo inizierà il prossimo 4 dicembre.

È stato invece assolto in abbreviato un finanziere con la formula “per non aver commesso il fatto”, mentre per un altro imputato è stato disposto il non luogo a procedere.

Tra i principali imputati figurano Maria De Villi e Vito Stefano De Mattia, considerati i presunti caporali, insieme ai titolari di dieci aziende agricole del territorio.

Secondo l’accusa, tra maggio e luglio 2021, De Villi e De Mattia avrebbero reclutato manodopera italiana e straniera attraverso annunci su Facebook e chat di WhatsApp, impiegando poi i lavoratori nelle campagne di Turi, Acquaviva delle Fonti e Rutigliano.

I braccianti, impiegati in condizioni di sfruttamento, sarebbero stati pagati in nero e compensati con meno di cinque euro l’ora, in violazione delle normative sul lavoro e sulla tutela dei diritti dei lavoratori agricoli.

Tutto partì da una denuncia presentata presso la Caserma dei Carabinieri di Cassano da una donna, lavoratrice agricola, che all’epoca risiedeva in paese e dalla quale si dipanò l’intera indagine condotta dal Maresciallo Ugo Coppola e dai suoi uomini con il supporto di altri reparti (NIL, Comando Provinciale) dei Carabinieri.

Agli uomini della Stazione di Cassano fu poi riconosciuto un encomio, lo scorso giugno, proprio per l’indagine condotta sul tema del caporalato.

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