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“Xylella: allo stato dei fatti”: cosa cambia, cosa dobbiamo cambiare

di Rossano Giustino – Foto di Angelo Donato Stano

L’emergenza Xylella cresce, e aumenta in maniera progressiva la vegetazione colpita da questo terribile batterio. Il presidente della Cantina sociale di Cassano, Vincenzo Gentile, ha voluto fare luce sull’operazione Xylella attraverso gli atti della polizia giudiziaria, in modo da poter guidare i cittadini su quello che è possibile mettere in atto per poterla affrontare e contrastare. L’evento è stato organizzato in collaborazione con il comitato UliUlivo e l’associazione Comitato Olivicoltori e Cittadini Conca Barese.

L’incontro è stato introdotto proprio dal presidente della società cooperativa, che ha accolto i cittadini nella sala convegni e ha sottolineato come la Xylella fastidiosa sia una “bomba ad orologeria” che, partendo dal Salento, stia pian piano infestando anche le campagne dell’hinterland barese.

Subito a seguire c’è stato l’intervento dell’architetto Maria Picarreta, che ha analizzato il cambiamento subito dal paesaggio pugliese. “Dal punto di vista normativo, la gestione dell’infezione è cambiata. Le piante infette, in passato, andavano incontro ad abbattimento anche nella cosiddetta “zona cuscinetto”, cioè quella fascia di cinque chilometri che si estende attorno alle piante colpite dal batterio, assieme alle piante sane presenti in un raggio di cinquanta metri. Oggi la normativa è cambiata, e l’abbattimento di queste ultime non è più necessaria, permettendo di proteggere parte del patrimonio naturale della nostra regione.”. La Puglia si colloca al terzo posto per trasformazione del proprio suolo vincolato, ad oggi in gran parte occupato da strumenti per l’utilizzo di energia rinnovabile: di fatto, si è passati da un paesaggio prevalentemente agricolo, ad un paesaggio industriale.

Alcuni membri del comitato Ulivivo hanno, poi, letto degli stralci delle quasi settemila pagine prodotte dalla polizia giudiziaria a seguito di una grande attività investigativa volta al contrasto della cosiddetta “operazione Xylella”. In merito alla concezione del fenomeno batterico si è espressa la prof.ssa Margherita Ciervo, che ha spiegato come ci sia stato un crescente allarmismo ed una serie di manipolazioni comunicative che hanno offerto ad un’errata valutazione del batterio, presentato come un “batterio killer”. “La realtà ci ha dimostrato l’inesattezza di questa affermazione, ed è riscontrabile dal fatto che piante colpite dalla Xylella siano vive ad anni di distanza dall’infezione.”. Queste comunicazioni errate sono state condivise anche a causa di una selezione delle notizie relative al suo sviluppo e alla sua contagiosità da parte dei media. Tale propaganda ha costituito la narrativa dominante sul tema Xylella, la quale non ha considerato molti degli sviluppi che le analisi e le diverse attività di contrasto hanno portato alla luce.

L’incontro è proseguito con il contributo della fitopatologa Margherita D’Amico, che ha condiviso la gravità degli effetti che l’abuso di erbicidi provoca sull’ambiente. La dott.ssa D’Amico ha sostenuto l’esistenza di cure per le piante infette, basate su protocolli sia di tipo sia scientifico, sia empirico, le quali permettono di riportare le piante disseccate a uno stato vegetativo e produttivo. La scelta di utilizzare le sostanze chimiche sull’ambiente danneggia l’ambiente, e le conseguenze saranno visibili solo nei prossimi anni. “Quello che bisogna fare è abbandonare l’utilizzo di erbicidi e aumentare il nutrimento del suolo, ad esempio eliminando il concime minerale, largamente utilizzato fino ad oggi. Le pubblicazioni scientifiche dimostrano che è necessario aumentare la componente organica del terreno, ad oggi attestata a circa il 2%, percentuale molto bassa, che potrebbe portare a desertificarci.”, questo quanto dichiarato. La Xylella è stata inserita nella lista dei patogeni da quarantena, cioè quella lista che contiene tutti gli agenti patogeni ritrovati in Europa e poco diffusi, ritenuti particolarmente pericolosi per i danni che possono arrecare all’agricoltura o all’ambiente. Anche la fitopatologa è tornata ad analizzare l’errata concezione relativa al batterio in questione, affermando come sia molto meno pericolosa per la vita degli ulivi, rispetto a quanto invece possa essere esercitato da parte di una serie di funghi, molto più resistenti agli agenti atmosferici e molto più dannosi. Il suggerimento di D’Amico è che, a causa della Xylella, la pianta d’ulivo è diventata molto più suscettibile ai funghi, i quali non sono però inseriti nella lista degli organismi nocivi da quarantena. Tutto questo non fa che aumentare la confusione sul tema del batterio tanto dibattuto, e utilizzare finanziamenti che non agiscono sul fulcro dell’epidemia.

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