Xylella: tavolo tecnico tra Pnam e Regione
La Xylella fastidiosa, il batterio che ha già decimato gli uliveti del Salento, è arrivata anche nel cuore dell’Alta Murgia, colpendo in particolare i mandorli degli agri di Santeramo in Colle e Cassano delle Murge. Per fare fronte all’emergenza, l’Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia ha convocato un incontro urgente con la Regione Puglia, coinvolgendo istituzioni locali e rappresentanze agricole per affrontare la diffusione dell’infezione e le sue implicazioni ambientali e produttive.
All’incontro hanno preso parte il commissario del Parco, Francesco Tarantini, l’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia, il presidente della IV Commissione consiliare regionale Francesco Paolicelli e il direttore dell’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia, Salvatore Infantino, oltre a numerosi rappresentanti di associazioni agricole come CIA, Confagricoltura e Coldiretti.
“Il batterio sta compromettendo non solo le coltivazioni, ma l’intero equilibrio ecologico del Parco”, ha spiegato Tarantini. La presenza del patogeno nell’area protetta, infatti, minaccia la biodiversità, dagli insetti impollinatori alla flora spontanea, passando per specie vegetali tutelate come il Prunus webbii e il perastro, inseriti nelle liste di conservazione della Zona B del Parco.
Durante l’incontro, il dottor Infantino ha illustrato le attuali strategie di monitoraggio, confermando la necessità, secondo quanto stabilito dalle direttive dell’Osservatorio, di procedere con l’eradicazione immediata delle piante infette e l’adozione di fasce di contenimento. Tuttavia, i metodi previsti – in particolare l’uso di diserbanti come il glifosato per la rimozione dell’apparato radicale – destano forti perplessità, soprattutto per l’impatto che tali sostanze potrebbero avere su habitat delicati e aree di pascolo, già oggi fragili e a rischio.
Il Parco ha quindi chiesto di valutare soluzioni alternative meno impattanti, richiamandosi alla possibilità di applicare la deroga prevista dal Regolamento UE 2020/1201, che consente di tutelare le piante di valore storico, ambientale o paesaggistico anche in aree infette, come modificato recentemente dal Regolamento 2024/2507.
“Abbiamo bisogno di misure efficaci ma sostenibili, che non compromettano gli ecosistemi”, ha ribadito Tarantini. “Serve un equilibrio tra obblighi sanitari e salvaguardia della biodiversità: per questo abbiamo chiesto un confronto continuo con Regione e Osservatorio, coinvolgendo anche il mondo scientifico e le comunità locali”.
Nel corso del confronto è emersa anche la volontà dell’Ente Parco di attivare una campagna di informazione capillare, per sensibilizzare cittadini e agricoltori sulle buone pratiche per il contenimento del batterio, evitando allarmismi ma promuovendo azioni consapevoli e coordinate.
“La lezione del passato ci impone di agire in fretta, ma con razionalità”, ha concluso il commissario, “per evitare che l’infezione dilaghi e lasci danni irreparabili nel cuore di un patrimonio naturalistico di rilevanza nazionale”. L’Ente si è detto pronto a sostenere tutte le misure che consentano di coniugare efficacia operativa e rispetto dell’ambiente, riaffermando il proprio ruolo di presidio nella gestione sostenibile dell’emergenza fitosanitaria.